Si è chiusa ieri a Bruxelles – grazie allo sforzo messo in campo da tutte le parti – l’intesa preliminare fra Parlamento Europeo, Consiglio dell’Unione Europea e Commissione nell’ambito del trilogo sul nuovo testo della Direttiva sulla Qualità dell’Aria Ambiente in Europa.
Un risultato importante che sposta finalmente l’attenzione dagli attuali limiti agli inquinanti, ormai del tutto irrealistici, verso il vero impatto dell’aria inquinata sulla salute, l’ambiente e il patrimonio artistico e naturale in Europa. Un risultato che contribuirà in modo significativo a proteggere di più e meglio il diritto dei cittadini europei di respirare aria di buona qualità.
Sarà ora essenziale che le istituzioni europee agiscano al fine di concludere l’iter legislativo e rendere il testo, al più presto, vincolante.
Una soddisfazione velata da una lunga ombra dato che il testo, non ancora disponibile, contiene un meccanismo di flessibilità, imposto dal Consiglio, che consente – ai Paesi ai quali condizioni particolari ostacolino il raggiungimento dei limiti – di rinviare il termine ultimo per il raggiungimento dei nuovi standard di qualità dell’aria dal 2030 fino al 2040. Una previsione magicamente modellata sulle regioni padane che, a partire dalla Lombardia, non hanno nascosto le loro pressioni in tale senso, e che confligge non solo con il danno irreparabile che deriva dall’aria inquinata, ma soprattutto con il fatto che la quota del miglioramento possibile in aree complesse dipende dalla determinazione politica di adottare tempestivamente misure efficaci che esistono e sono già state attivate con successo in molti paesi.
Un ritardo che secondo i ricercatori, se applicato al nostro Paese, costerebbe all’Italia oltre 100.000 morti premature aggiuntive, e che si contrappone all’evidenza scientifica contenuta nelle recenti linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS pubblicate.
“Se guardiamo all’attuale situazione padana lo sforzo – da decenni – è stato purtroppo rivolto a fare il minimo, finendo per violare cronicamente i limiti oggi vigenti e portando il Paese a essere più volte condannato dalla Corte di Giustizia Europea. Chiediamo” dice Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria “un cambio di passo. La legislazione europea stabilisce standard minimi che non impediscono alle autorità responsabili di fare di più per proteggere i loro cittadini. I nuovi limiti entreranno in vigore nel 2030: l’impegno profuso al fine di andare sin da ora oltre tali standard minimi, che oggi non rispettiamo, sarà la misura della volontà dei nostri amministratori di tutelare davvero la popolazione e il territorio, riducendo al contempo gli enormi costi dell’aria sporca. Chiediamo alle istituzioni italiane di fare di questo momento un punto di svolta delle politiche, dalle quali il nostro Paese può guadagnare in salute, competitività e benessere”.
“Dopo 16 mesi di negoziazioni, un accordo e’ stato raggiunto. Gli europei potranno contare su una nuova Direttiva che contribuirà a garantire il loro diritto a respirare aria pulita”, dice Margherita Tolotto dello European Environmental Bureau. “Aspettiamo che il testo diventi legge a tutti gli effetti e possa dare un’ulteriore spinta al necessario cambiamento. Cosicche’ il rispetto dei nuovi limiti entro il 2030 sia garantito, senza ricorrere all’uso di deroghe”
“In un momento che rappresenta una svolta per proteggere la salute degli italiani, mi auguro che un Paese serio non si abbassi a chiedere deroghe che potrebbero ridurre grandemente il senso e l’efficacia delle nuove norme per il nostro Paese” dice Francesco Forastiere, Direttore di Epidemiologia e Prevenzione, visiting professor all’Imperial College di Londra e contributore alle Linee Guida sulla Qualità dell’Aria dell’OMS.