L’impatto delle emissioni navali sulla qualità dell’aria che respiriamo è, oggi, quasi sempre ignorato. Difficilmente chi decide di trascorrere le proprie vacanze in crociera pensa all’impatto ambientale della sua scelta. L’industria delle crociere è un settore in fortissima crescita ed il cui peso ambientale va di pari passo. Le navi da crociera contaminano pesantemente proprio quella natura incontaminata che promettono con le loro vacanze. Con un’abile operazione di marketing offrono di sé una immagine brillante, pulita e ambientalmente sostenibile molto lontana dalla realtà.
Parimenti, quasi mai chi acquista servizi di trasporto via nave per importare o esportare le merci è consapevole del peso ambientale della scelta del vettore e del viaggio che le sue merci intraprendono.
Eppure, studi scientifici hanno ormai assodato che se le emissioni derivanti dal trasporto navale non verranno ridotte al più presto essere supereranno a breve quelle prodotte sulla terraferma. Le analisi più recenti prevedono, addirittura, che le emissioni derivanti dal trasporto navale aumenteranno entro il 2050 in una misura che si aggira fra il 50% al 250%. Oggi le emissioni navali sono responsabili, a livello globale, del 2,5% dei gas climalteranti.
L’inquinamento atmosferico prodotto dalle navi anche a molte decine di miglia dalla costa viene trasportato dal vento sulla terraferma per centinaia di chilometri e peggiora la qualità dell’aria che respiriamo. Le emissioni navali soffocano le città di porto peggiorando la salute di chi vi abita e causando morti premature.
Questa situazione può e deve essere cambiata al più presto.
Dal 2015, con l’entrata in vigore della nuova Direttiva del Consiglio relativa al tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo (Direttiva 2012/33/EU) gli Stati membri dell’Unione Europea devono garantire che le navi nel Mar Baltico, nel Mare del Nord e nella Manica usino carburanti il cui tenore di zolfo non sia superiore allo 0.10%. Queste norme hanno già, in poco più di un anno, dimezzato le concentrazioni di zolfo nelle aree interessate dell’Europa del Nord.
Nel Mediterraneo, invece, un mare pregiato e delicato su cui affacciano città abitate da milioni di persone e arricchite da patrimoni artistici unici al mondo le navi possono, ancora oggi, usare carburanti che a terra non sarebbero ammessi.
Infatti oggi, nel Mediterraneo, le navi utilizzano carburanti (olio pesante, bunker oil) il cui tenore di zolfo può raggiungere addirittura il 3,5% e che vengono prodotti con i residui della raffinazione. A parità di distanza percorsa, una nave da crociera emette inquinanti atmosferici pari a 5 milioni di automobili. Sulla terraferma, i carburanti utilizzati dalle navi, sarebbero trattati come rifiuti pericolosi. L’olio pesante utilizzato dalle navi può avere un contenuto di zolfo fino a 3.500 volte superiore a quello dei carburanti diesel usati sulla terraferma. Per effetto delle reazioni chimiche che subiscono in atmosfera lo zolfo e gli ossidi di azoto emessi dalle navi si trasformano in particolato secondario, in micidiali aereosol composti principalmente da nitrati e solfati. Non solo, le navi emettono quantità enormi di black carbon, fuliggine ed il particolato utrafine, come quello misurato a Genova nel giugno 2016 dai ricercatori di NABU mentre un solo traghetto entrava in porto, entra nei polmoni, supera la barriera dei tessuti ed entra in circolo nel sangue attivando stati di infiammazione che possono causare infarti e insufficienza respiratoria. Le emissioni delle navi contengono poi sostanze cancerogene.
Oltre al cambiamento del tipo di carburante utilizzato, le tecnologie già esistenti consentono di ridurre in grandissima misura le emissioni dei camini delle imbarcazioni. Eppure quasi mai le navi utilizzano sistemi di riduzione delle emissioni come filtri o catalizzatori per gli ossidi di azoto.
Si calcola che in Europa, le emissioni navali siano responsabili di 50.000 morti premature ogni anno.
Inoltre, le emissioni di zolfo e di ossidi di azoto prodotte dalle navi comportano un gravissimo danno al nostro patrimonio storico e artistico che ne viene corroso.
Ecco perché è necessario che le compagnie di crociera e che gestiscono il trasporto navale cambino al più presto il tipo di carburante utilizzato passando a carburanti molto più puliti che abbiano in particolare un tenore di zolfo molto inferiore a quello attuale e si impegnino a dotare le navi di tecnologie che riducono le emissioni durante la navigazione e nei porti.
L’utilizzo di queste tecnologie e di carburanti più puliti ha costi accessibili e, dato il guadagno ambientale che deriva dal loro impiego, non può essere ritardato oltre.
E’ paradossale, per esempio, che le compagnie da crociera investano in maniera spropositata nei servizi di bordo, per esempio quelli di ristorazione, senza preoccuparsi di rendere la loro industria sostenibile e compatibile con la salute degli abitanti delle città che accolgono le loro navi e con l’urgenza del tema ambientale rappresentato dai cambiamenti climatici.
Cittadini per l’aria, insieme a NABU e ad altre associazioni non governative europee chiede che il Mediterraneo e le popolazioni che vi affacciano venga al più presto protetto dalle emissioni derivanti dall’industria navale.
In particolare Cittadini per l’aria chiede:
- che le compagnie proprietarie delle navi da crociera e di trasporto cargo passino volontariamente dal HFO (heavy fuel oil) a carburanti più puliti, per esempio combustibili a basso tenore di zolfo (50 ppm/ i.e. 0,005% tenore zolfo) o GNL;
- che le compagnie proprietarie delle navi equipaggino le loro navi con efficaci tecniche di abbattimento delle emissioni. Attualmente queste tecniche possono essere solo filtri per il particolato dei diesel (DPF) e sistemi catalitici di riduzione delle emissioni (SCRs). I sistemi di depurazione con il lavaggio degli inquinanti (scrubber) non sono una soluzione;
- che i Porti introducano tasse portuali ecologiche che includano anche le emissioni di zolfo, PM e Carbon Black;
- che nei Porti si costruiscano sistemi di alimentazione elettrica in banchina per le navi da crociera (OPS);
- che il rispetto dei vigenti limiti di zolfo dei carburanti utilizzati sia costantemente monitorato e le violazioni sanzionate in modo da rendere – come stabilito dalla normativa Europea vigente – non più conveniente la violazione;
- che le aziende includano le emissioni di zolfo, black carbon e NOx nei loro rapporti di sostenibilità e impronta di carbonio.
- che le competenti autorità facciano sì che le navi e imbarcazioni di proprietà dello Stato o quelle il costo dei cui tragitti viene in tutto o in parte coperto con fondi pubblici (navi di ricerca) utilizzino carburante di qualità superiore con un massimo tenore di zolfo di 50 ppm o un combustibile simile pulito, avendo cura di dotare tali navi di filtri anti-particolato diesel e sistemi SCR, e di introdurre questa tecnologia quale prerequisito per tutte le navi di nuova costruzione.
- che le autorità preposte monitorino affinché siano rispettati i limiti di tenore di zolfo dei carburanti oggi prescritti dalle norme vigenti, imponendo sanzioni effettive nel caso in cui questi limiti siano violati.
- che nei prescritti piani regionali per la qualità dell’aria vengano inserite le analisi, i modelli e le misure necessarie ad ottenere la riduzione delle emissioni navali nelle aree costiere e portuali.
Credits: NABU/Hapke