Si chiude oggi ad Antalya la riunione delle Parti Contraenti della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mare Mediterraneo dall’inquinamento con l’annuncio che gli Stati del Mediterraneo hanno deciso di designare un’Area a Controllo delle Emissioni di Zolfo (MedECA). I paesi che affacciano sul Mediterraneo hanno concordato di richiedere, in occasione della riunione dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) che si terrà all’inizio del 2022, l’adozione di un’Area SECA (Area di Controllo delle Emissioni di Zolfo) che coprirà l’intero Mar Mediterraneo. La delibera, seguendo l’iter decisionale che verrà attivato in sede IMO, prevede che l’Area SECA nel Mediterraneo entri in vigore dal 1 gennaio 2025.
Allo stato la delibera che verrà depositata all’IMO non include la richiesta di attivazione anche di nuovi limiti alle emissioni nocive di ossidi di azoto delle navi. Tuttavia gli Stati membri della Convenzione di Barcellona hanno deliberato di mettere in calendario, per il prossimo biennio, lavori con l’obiettivo di arrivare alla definizione di un’Area che riduca anche le emissioni nocive di ossidi di azoto (NOx) ed in particolare di studi che definiscano la fattibilità della Area NECA nel Mediterraneo .
Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria: “Il gruppo di ONG che da anni si batte per una ECAMed accoglie con grande favore la decisione degli Stati mediterranei. Questo è un enorme passo avanti verso un’aria più pulita nella regione e nelle tante città di porto sulle nostre coste. Il rovescio della medaglia è che manca ancora, contrariamente a quanto avremmo sperato, una normativa efficace per ridurre le emissioni nocive di ossidi di azoto che provengono dalle navi. Questo è in contrasto con le evidenze scientifiche che indicano che solo un’Area a Controllo delle Emissioni che combini ossidi di zolfo e ossidi di azoto otterrà i massimi benefici per la salute. Una piena ECA nel Mar Mediterraneo potrebbe evitare da 3.100 a 4.100 morti premature all’anno nel 2030. Sono troppe le città italiane ed i cittadini nel bacino mediterraneo che soffrono per le concentrazioni altissime di NO2 provenienti dalle navi per non rammaricarsi che non si sia fatto quel passo in più che avrebbe consentito di sperare di ridurle al più presto. Avere un’unica misura attiva, delle due immediatamente possibili, è come spegnere un incendio con un secchio d’acqua invece che usare la manichetta antincendio”.
Beate Klunder, policy officer trasporti di NABU, l’associazione tedesca NABU che dopo l’attivazione dell’Area ECA nell’Europa del Nord si è fatta promotrice della rete delle ONG del Mediterraneo, aggiunge: “Dopo quasi dieci anni di implementazione di grande successo della SECA e un anno di NECA nel Mare del Nord e nel Mar Baltico vedremo solo limiti allo zolfo nel Mediterraneo. Questa è un’occasione persa; ora è necessario che i leader dei paesi del Mediterraneo mostrino ambizione e trovino al più presto un accordo sulla limitazione degli ossidi di azoto delle navi nel bacino del Mediterraneo, per proteggere efficacemente la salute delle persone, l’ambiente e il clima”.
Jane da Mosto, direttore esecutivo di We Are Here Venice: “Mentre l’adozione di questa misura specifica rappresenta solo un piccolo passo perché è limitata alle emissioni di zolfo, la decisione assunta oggi mostra che una rete di associazioni della società civile può determinare cambiamenti radicali anche contro una lobby potente”.
A livello globale, almeno 60.000 morti premature all’anno sono riconducibili all’inquinamento atmosferico causato dalle navi. Nella sola UE l’inquinamento causato dalle navi provoca circa 60 miliardi di euro di costi sanitari all’anno. Le emissioni di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e particelle (ultrafini PM) provenienti dalle navi rappresentano una minaccia significativa per la salute umana, l’ambiente e il clima. Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) avverte che i livelli medi annuali di inquinamento atmosferico nella regione Mediterranea superano spesso di oltre cinque volte le linee guida sulla qualità dell’aria, le emissioni delle navi contribuiscono in maniera rilevante, in questo stesso bacino, alle concentrazioni per circa 250 milioni di residenti. Inoltre, il 70% circa delle città che affacciano sul Mediterraneo ha livelli di particolato (PM2,5) molto al di sopra della raccomandazione dell’OMS.
Le mappe delle concentrazioni ambientali di PM2,5 nel Mediterraneo corrispondono perfettamente alle rotte delle navi e influenzano direttamente le aree costiere, dove si trovano molte delle città più densamente popolate della regione mediterranea.
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