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Pubblicati ieri i risultati della decima classifica dell’associazione ambientalista tedesca NABU – con cui Cittadini per l’aria collabora nell’ambito della campagna “Facciamo respirare il Mediterraneo” volta ad ottenere l’adozione di un’Area a Basse Emissioni navali nel Mediterraneo – che indicano come le compagnie di crociere stiano facendo troppo poco, o a volte nulla, per proteggere l’ambiente, la salute e il clima dall’impatto della loro attività. Nella classifica di NABU, sulla base della roadmap immaginata dalla stessa al 2040, sono state valutate le misure implementate dagli armatori per giungere ad una industria crocieristica ad impatto climatico zero, con risultati rappresentati in un’infografica chiara e, allo stesso tempo, preoccupante.
L’associazione tedesca ha valutato diciannove compagnie di navigazione. Su 17 indici di merito ambientale riferiti alle possibili azioni, la prima classificata – Hurtigruten Norvegia ha totalizzato solo la metà dei punti ottenibili a dimostrazione dello scarso impegno dell’intero settore che, secondo NABU, sta facendo principalmente promesse e annunci, e non politiche ambientali davvero concrete e decise.
Sönke Diesener, esperto NABU: “Nel decimo anno del nostro Cruise Ranking, i risultati mostrano ancora una volta che la protezione di ambiente e clima non sono la priorità per le compagnie da crociera. L’olio combustibile pesante continua ad essere il carburante usato dalla maggior parte della flotta esistente“, aggiunge Diesener; “Per questo motivo occorre pianificare subito l’eliminazione dell’olio combustibile pesante e la riduzione a zero delle emissioni per le navi da crociera di nuova costruzione; le compagnie dimostrino che gli annunci per un futuro climaticamente neutro per il trasporto marittimo da crociera sono effettivi“.
La maggior parte delle compagnie di crociera ha impostato una strategia climatica e si impegna a raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi. I primi classificati iniziano a utilizzare tecnologie moderne come batterie e celle a combustibile, anche se per il momento vengono sfruttate solo in maniera aggiuntiva all’ancora presente motore a combustione. Infatti, il combustibile pesante continua a dominare il mercato e gli ordini futuri presentano ancora quasi esclusivamente navi a GNL (gas naturale liquefatto), un diverso fossile il cui impiego sottrarrà energie e fondi all’impegno per lo sviluppo di una nuova industria navale davvero pulita. Nonostante sempre più navi siano in grado di utilizzare l’alimentazione a terra, l’effettivo utilizzo di questa è ancora molto basso.
Anna Gerometta, Presidente di Cittadini per l’aria: “Le compagnie che più spesso toccano i porti italiani e che non è raro bussino alla porta dei nostri governi per ottenere azioni in loro favore, come MSC e Costa Crociere, si trovano nella seconda metà – la peggiore – della classifica evidenziando come alle pretese di supporto non equivalga un impegno adeguato di ridurne l’impatto nei nostri porti e nel nostro mare.”
La scelta di una vacanza in crociera si associa spesso all’utilizzo di voli aerei di lunga tratta per raggiungere i porti, aggravando così l’impronta ambientale di questo tipo di vacanze che, normalmente, come nel caso del Mediterraneo, si svolgono in regioni particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici, peggiorandone la situazione.
È costante e fondata la preoccupazione degli abitanti delle città portuali italiane soggetti all’impatto dei fumi che esalano dai camini delle navi a pochi metri dalle loro finestre. “Mentre nel Nord Europa c’è chi, come la Norvegia, ha già deciso di vietare di navigazione nei propri mari alle navi inquinanti, riservandola alle navi a emissioni zero, ancora pochi segnali giungono dall’Italia perché questo settore sia assoggettato a regole più stringenti nei porti e nel nostro mare” aggiunge Anna Gerometta, “è importante fare passi avanti al più presto iniziando da un divieto generale sull’uso dell’olio combustibile pesante, l’uso obbligatorio di elettricità a terra, una quota di e-fuel, nonché requisiti di efficienza più rigorosi e la designazione su larga scala di aree a zero e basse emissioni in mare.”
Per spingere l’abolizione dell’uso dell’olio pesante (HFO), NABU ha appena lanciato una raccolta firme – che ha già raccolto oltre 12.500 adesioni – che consente ai cittadini di inviare alle maggiori compagnie di crociera la richiesta di interrompere subito l’utilizzo dell’olio combustibile pesante passando a carburanti meno inquinanti.
È di ieri, infine, la pubblicazione dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) di un rapporto e della relativa mappa delle concentrazioni di sostanze inquinanti rilevate negli organismi marini, come pesci e mitili ecc. nei mari europei. Una mappa che descrive una situazione di contaminazione gravissima e che denuncia come all’industria navale sia riconducibile una parte rilevante di questo inquinamento sia per effetto della ricaduta dei fumi sulla superficie del mare sia per il rilascio in acqua di sostanze tossiche durante il cd. “lavaggio dei fumi” con il sistema degli scrubbers.