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Cittadini per l’Aria Onlus e ClientEarth commentano il documento firmato da Ministero dell’Ambiente, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto: “Per la salute di 23 milioni di cittadini bisogna fare di più, non solo annunci di facciata”.
L’Accordo di Programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano firmato oggi a Bologna dal Ministro dell’Ambiente Galletti e dai rappresentanti delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto è insufficiente e non contiene misure adeguate alla situazione di emergenza sanitaria continua che la pianura padana vive ormai da anni. È questa la posizione, fortemente critica, di Cittadini per l’Aria Onlus e ClientEarth.
Le due organizzazioni, impegnate contro l’inquinamento atmosferico in Italia e in Europa, avevano salutato con favore la cooperazione tra regioni ed istituzioni diverse, ma ora sono fortemente deluse.
“Questa condivisione degli interventi ha generato un accordo al ribasso”, spiega Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria. “Ci aspettavamo interventi decisamente più forti nel risolvere i problemi di inquinamento dai veicoli diesel e dai sistemi di riscaldamento a bio-masse o pellet. Per la salute di 23 milioni di cittadini bisogna fare di più, non solo annunci di facciata”, concorda Ugo Taddei, avvocato di ClientEarth.
L’Accordo di programma è stato presentato anche come una risposta alle due procedure di infrazione aperte dalla Commissione Europea contro l’Italia per l’inquinamento atmosferico (da PM10 e NO2).
“Per evitare le sanzioni UE e, soprattutto, per combattere i danni sanitari dello smog, servono misure più coraggiose”, prosegue Taddei. “Il divieto di circolazione dei veicoli diesel Euro 3, temporaneo e solo in certe fasce orarie avrà un impatto minimo sui problemi strutturali di qualità dell’aria. L’inquinamento nel bacino padano è tra i peggiori del continente; eppure le misure annunciate oggi sono distanti anni luce da quanto, ad esempio, avviene ormai da anni in Germania, dove i veicoli diesel Euro 3 sono stati vietati in modo assoluto in più di 70 città già dal 2013”.
“Per quanto visto finora, nell’accordo mancano i dettagli delle misure e dei tempi certi: non sono aspetti trascurabili, considerato che un documento simile era già stato approvato nel 2014 con ben pochi risultati”, aggiunge Gerometta. “I provvedimenti su diesel e biomasse poi dovrebbero essere strutturali e non ancora una volta legati ai momenti più critici dell’anno. Anche perché è importante ricordare che, quando si parla dei danni provocati dall’inquinamento alla nostra salute, è molto più nociva l’esposizione a lungo termine che l’emergenza di pochi giorni”.
“Delle quattro regioni firmatarie – conclude Gerometta – la Lombardia è quella che oggi ha l’immediata opportunità di rimediare a questo scarso livello di ambizione dell’accordo annunciato. Chiediamo che faccia di più: adotti provvedimenti molto più incisivi di quelli contenuti nel Piano di Accordo. Sarebbe un segnale importante, ma soprattutto necessario alla luce degli obblighi di legge”.
La Lombardia è una delle zone più inquinate d’Europa. Per questo, nel febbraio scorso, Cittadini per l’Aria, insieme ad AIPI e con il sostegno di ClientEarth, ha portato la Regione di fronte al TAR per l’inefficacia dei suoi interventi, chiedendole di aggiornare il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA). Solo dopo il ricorso al TAR, la Giunta ha deciso di intraprendere la procedura di aggiornamento, che porterà a un nuovo PRIA entro l’aprile del 2018.
Foto: cristian via Flickr in CC