A 5 anni dal Dieselgate, la Corte di Giustizia Ue emette una sentenza storica: le auto che passano i test sulle emissioni in laboratorio ma che una volta in strada inquinano oltre i limiti di legge sono illegali. Sembra un passaggio scontato ma non lo è stato finora e per nulla scontate potrebbero essere le ripercussioni sui milioni di veicoli che ancora oggi possono circolare pur sapendo che sono state messe in circolazione “taroccando” i dati sulle emissioni.
Ormai sappiamo come sono andate le cose: i produttori di automobili ad alimentazione diesel per anni hanno continuato a installare delle centraline sui loro motori per fare in modo che le emissioni risultassero molto minori di quanto dichiarato. Di più: il fatto che si trattasse di veicoli così poco inquinanti veniva presentata come una delle caratteristiche principali di queste auto, ingannando così sia i venditori, sia gli acquirenti. Tutto un inganno che vedeva il suo momento principale durante la misurazione degli ossidi di azoto (NOx) nei test per autorizzare l’immissione delle auto in circolazione. In sostanza era stato progettato un software in grado di capire quando l’auto era sottoposta ai controlli per l’immatricolazione, permettendo così di ridurre, solo per la durata del test, le emissioni; una volta in strada il software cessava di funzionare, riportando le emissioni inquinanti a livelli molto più alti.
La sentenza delle Corte di giustizia Ue si rifà al regolamento 715/2007 che proibisce l’uso di apparecchi in grado di limitare l’efficacia del sistema di controllo delle emissioni in condizioni di uso “normale” del veicolo. La Corte ha dovuto decidere proprio sull’applicabilità di questo regolamento ai sistemi scoperti con il Dieselgate e la risposta è stata affermativa. Dunque: le auto che montano questi dispositivi sono illegali, ora resta da capire quali saranno le effettive conseguenze di questa sentenza storica che apre nuove porte per la difesa della salute dei cittadini e dell’ambiente in Europa.
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