“Al momento è una grande incognita, speriamo non si riveli un flop”. Si esprimono così i principali comitati e associazioni che fanno parte di Facciamo respirare il Mediterraneo, una rete attiva nei porti italiani impegnata per la riduzione dell’impatto dell’industria navale su salute, clima e ambiente.
Infatti, dei 500 milioni stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il Decreto n. 290 del 21 settembre 2022, solo 163.395.152,75 € sono stati assegnati, somma equivalente ad un misero 33% rispetto al totale. I progetti di rinnovo e ammodernamento che sono risultati beneficiari sono 88, rimanendo in gran parte oscuro per quali interventi siano stati assegnati.
Il paradosso risulta evidente se si considera che la gran parte delle navi che fanno scalo e operano regolarmente nei nostri porti hanno spesso emissioni visibilmente fuori legge e che, comunque, è ormai dimostrato dai dati, causano l’incremento delle concentrazioni di numerosi inquinanti dell’aria (BC, NO2, PM, SO2) gravemente nocivi per la salute.
“Serve evitare a tutti i costi che queste risorse vadano disperse e che, invece, contribuiscano ad una svolta ambientale dell’industria navale”, dice Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria. “Tuttavia, considerata l’inspiegabile riluttanza dimostrata dagli armatori nell’accedere ai finanziamenti, non resta che invitare il Ministero a destinare una quota significativa dell’ingente residuo finanziario dal decreto garantendo le risorse necessarie almeno a decuplicare il numero dei controlli ambientali sui fumi delle navi, da realizzarsi anche a mezzo di droni, detti “sniffers”, come già accade in molti porti europei”.
Le associazioni hanno quindi deciso di scrivere a Confitarma e Assarmatori e al Ministero per chiedere chiarimenti sulla mancata adesione al bando e trasparenza circa i progetti ammessi al beneficio. Al Ministero chiedono anche di emanare un provvedimento integrativo per l’assegnazione dei fondi non ancora stanziati con l’obiettivo di un rapido miglioramento delle prestazioni ambientali della flotta italiana.
In particolare Cittadini per l’Aria, con le associazioni e i comitati della Rete, segnala al Ministero la necessità di ottenere che, una volta assegnati i finanziamenti residui, si garantisca, anche con nuove misure di regolamentazione, che le navi per le quali non siano stati richiesti o ottenuti i fondi volti all’ambientalizzazione non possano più accedere ai nostri porti con il loro fardello inquinante.
“Gli armatori chiedono ripetutamente al Ministero sostegno per finanziare la transizione ecologica della loro flotta. Ora che quest’ultimo ha finalmente provveduto con il Fondo complementare al PNRR, è incomprensibile come questi si lascino inutilizzati, dimostrando disinteresse per l’impatto ambientale della loro industria e la salute dei cittadini e rischiando che questi fondi vengano devoluti ad altri settori” aggiunge Enzo Tortello, presidente di Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova e Comitato Tutela Ambientale Genova Centro-Ovest.
Il peso che grava sui polmoni e la salute degli abitanti delle città di porto, sul sistema climatico e sugli ecosistemi marini deve essere alleviato. Questa è un’occasione unica per ammodernare la flotta navale italiana e non va sprecata.
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