Cosa fare per migliorare la qualità dell’aria?
CONTATTA LE AMMINISTRAZIONI
FIRMA IL NOSTRO APPELLO
Se vivi in Lombardia, Lazio o Campania puoi scrivere a chi amministra per chiedere che adottino più misure per ridurre l’inquinamento atmosferico.
Se non vivi in nessuna delle tre aree indicate a sinistra puoi firmare l’appello di Cittadini per l’Aria per la rigenerazione ambientale delle nostre città.
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L’inquinamento dell’aria è un problema
a due facce
IMPATTO SULLA SALUTE
Minuscole particelle (PM) e gas (NO2) invisibili di inquinamento penetrano in profondità nei nostri polmoni, nel flusso sanguigno e nel corpo, danneggiando la nostra salute ancor prima della nascita e fino all’ultimo respiro. Gli inquinanti dell’aria sono responsabili, a livello mondiale, di circa un terzo dei decessi per ictus, malattie respiratorie croniche e cancro ai polmoni, nonché un quarto dei decessi per infarto. Anche l’ozono (O3), prodotto dall’interazione di diversi inquinanti con la luce del sole, causa asma e malattie respiratorie croniche.
In Italia, l’inquinamento atmosferico determina quasi 80.000 morti premature all’anno. Il bilancio più grave a livello europeo. E molte di più sono le persone che, nel nostro paese, convivono con malattie causate o aggravate dall’inquinamento dell’aria.
L’inquinamento atmosferico ci rende più fragili ed esposti all’attacco di altre patologie, come per esempio i virus. Molti studi stanno ormai ricollegando l’esposizione a lungo termine agli inquinanti dell’aria ad un tasso di mortalità più elevato da Covid-19. Uno studio dell’Università di Harvard stima che via sia una relazione fra l’indice di mortalità e le concentrazioni di PM 2.5 nel lungo periodo, tale per cui all’incremento di 1 μg/m3 di PM2.5 nelle concentrazioni di lungo periodo si ricollega un incremento dell’8% nella mortalità da COVID-19. Altri gruppi di studio che hanno analizzato 120 città in Cina hanno scoperto una relazione significativa tra inquinamento atmosferico a breve termine e il numero di casi di infezione da COVID-19.
Alcuni ricercatori hanno individuato un legame fra l’esposizione al biossido di azoto (NO2) e la quantità di decessi, evidenziando che tra i decessi da coronavirus in 66 regioni in Italia, Spagna, Francia e Germania, il 78% si è verificato in cinque delle regioni più inquinate.
Per questo crediamo che un cambio di passo nelle politiche dell’aria sia ora fondamentale.
Il danno economico causato dall’inquinamento atmosferico nel nostro paese equivale a quasi il 5% del PIL.
L’inquinamento al quale la gran parte degli italiani è più direttamente esposto nelle città è quello derivante dai trasporti. Pericoloso perché le emissioni dei veicoli avvengono vicino a noi.
Secondo uno studio dell’organizzazione ICCT, in rapporto alla popolazione, Milano e Torino hanno la più elevata mortalità derivante dall’esposizione agli inquinanti da traffico a livello mondiale. E, a livello nazionale, il danno sanitario derivante dalle emissioni da trasporto nel nostro paese equivale al 2,21% del nostro prodotto interno lordo.
Riformare drasticamente la mobilità nelle nostre città è quindi una priorità assoluta. E deve rientrare fra le priorità della progettazione italiana per il programma di finanziamento UE #NextGeneration.
Al contempo, per proteggere la nostra salute è cruciale
- COMBUSTIBILI SOLIDI – smettere al più presto di utilizzare i combustibili solidi (legna, pellet) che, anche usando sistemi di combustione moderni, hanno elevatissime emissioni di particolato e di black carbon, un potente cancerogeno;
- EMISSIONI AGRICOLE – ridurre le emissioni derivanti dall’agricoltura che, diversamente dagli altri settori, è praticamente immune da limiti sulle emissioni pur contribuendo in maniera rilevante alla formazione di particolato e ozono;
- EMISSIONI DEI TRASPORTI NAVALI – ridurre le emissioni dai trasporti navali di cui si prevede una forte crescita nei prossimi decenni tanto da ipotizzarsi che possano in futuro superare le emissioni terrestri;
- EMISSIONI AREE – trasferire su rotaia una parte degli spostamenti e dei trasporti che oggi avvengono per via aerea, che contribuiscono sia alla produzione di inquinanti nocivi per la nostra salute che a quella di climalteranti.
IMPATTO CLIMATICO
Gli inquinanti climatici di breve durata (SLCP, ovvero Short-Lived Climate Pollutants) fra cui black carbon, ozono, metano e idrofluorocarburi sono tra gli inquinanti più legati sia agli effetti sulla salute che al riscaldamento a breve termine del pianeta. Restano in atmosfera per meno tempo della CO2 ma hanno un impatto spesso molto più elevato sul clima. Per questo, ridurli al più presto può avere benefici per la salute e il clima quasi immediati per coloro che vivono nei luoghi in cui i livelli si riducono.
Questi inquinanti sono prodotti direttamente, o per il tramite di precursori, dai trasporti e dalla combustione dei combustibili solidi e fossili (black carbon, ozono), e dall’agricoltura ed in particolare dagli allevamenti intensivi (metano), dai sistemi di condizionamento degli edifici e delle auto (idrofluorocarburi).
Serve agire al più presto.
Riducendo la combustione di fossili si riduce l’anidride carbonica (CO2). Isolando gli edifici, per esempio, si può ridurre l’uso di energia dell’80% migliorando così la qualità dell’aria e l’impatto climalterante di questo settore. Riducendo al più presto le emissioni dai trasporti e quelle derivanti dall’utilizzo delle biomasse che invece sono in costante crescita. Un recente studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente evidenzia come le emissioni delle auto di nuova immatricolazione siano in costante crescita dal 2017 e come le emissioni di CO2 dai veicoli diesel (127.0 g CO2/km) siano ormai pressoché identiche a quelle dei veicoli a benzina (127.6 g CO2/km). Anche per le emissioni climalteranti derivanti dai trasporti marittimi l’Organizzazione Mondiale Marittima (IMO) stima che, se non si interviene, potrebbero aumentare tra il 50% e il 250% entro il 2050, in uno scenario normale, minando gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
Servono politiche e l’impegno di tutti.
Vuoi contribuire?
Aiutaci a chiedere per le nostre città:
meno auto, più mobilità attiva, trasporto pubblico e alberi.
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IMPATTO SULLA SALUTE
Minuscole particelle (PM) e gas (NO2) invisibili di inquinamento penetrano in profondità nei nostri polmoni, nel flusso sanguigno e nel corpo, danneggiando la nostra salute ancor prima della nascita e fino all’ultimo respiro. Gli inquinanti dell’aria sono responsabili, a livello mondiale, di circa un terzo dei decessi per ictus, malattie respiratorie croniche e cancro ai polmoni, nonché un quarto dei decessi per infarto. Anche l’ozono (O3), prodotto dall’interazione di diversi inquinanti con la luce del sole, causa asma e malattie respiratorie croniche.
In Italia, l’inquinamento atmosferico determina quasi 80.000 morti premature all’anno. Il bilancio più grave a livello europeo. E molte di più sono le persone che, nel nostro paese, convivono con malattie causate o aggravate dall’inquinamento dell’aria.
L’inquinamento atmosferico ci rende più fragili ed esposti all’attacco di altre patologie, come per esempio i virus. Molti studi stanno ormai ricollegando l’esposizione a lungo termine agli inquinanti dell’aria ad un tasso di mortalità più elevato da Covid-19. Uno studio dell’Università di Harvard stima che via sia una relazione fra l’indice di mortalità e le concentrazioni di PM 2.5 nel lungo periodo, tale per cui all’incremento di 1 μg/m3 di PM2.5 nelle concentrazioni di lungo periodo si ricollega un incremento dell’8% nella mortalità da COVID-19. Altri gruppi di studio che hanno analizzato 120 città in Cina hanno scoperto una relazione significativa tra inquinamento atmosferico a breve termine e il numero di casi di infezione da COVID-19.
Alcuni ricercatori hanno individuato un legame fra l’esposizione al biossido di azoto (NO2) e la quantità di decessi, evidenziando che tra i decessi da coronavirus in 66 regioni in Italia, Spagna, Francia e Germania, il 78% si è verificato in cinque delle regioni più inquinate.
Per questo crediamo che un cambio di passo nelle politiche dell’aria sia ora fondamentale.
Il danno economico causato dall’inquinamento atmosferico nel nostro paese equivale a quasi il 5% del PIL.
L’inquinamento al quale la gran parte degli italiani è più direttamente esposto nelle città è quello derivante dai trasporti. Pericoloso perché le emissioni dei veicoli avvengono vicino a noi.
Secondo uno studio dell’organizzazione ICCT, in rapporto alla popolazione, Milano e Torino hanno la più elevata mortalità derivante dall’esposizione agli inquinanti da traffico a livello mondiale. E, a livello nazionale, il danno sanitario derivante dalle emissioni da trasporto nel nostro paese equivale al 2,21% del nostro prodotto interno lordo.
Riformare drasticamente la mobilità nelle nostre città è quindi una priorità assoluta. E deve rientrare fra le priorità della progettazione italiana per il programma di finanziamento UE #NextGeneration.
Al contempo, per proteggere la nostra salute è cruciale
- COMBUSTIBILI SOLIDI – smettere al più presto di utilizzare i combustibili solidi (legna, pellet) che, anche usando sistemi di combustione moderni, hanno elevatissime emissioni di particolato e di black carbon, un potente cancerogeno;
- EMISSIONI AGRICOLE – ridurre le emissioni derivanti dall’agricoltura che, diversamente dagli altri settori, è praticamente immune da limiti sulle emissioni pur contribuendo in maniera rilevante alla formazione di particolato e ozono;
- EMISSIONI DEI TRASPORTI NAVALI – ridurre le emissioni dai trasporti navali di cui si prevede una forte crescita nei prossimi decenni tanto da ipotizzarsi che possano in futuro superare le emissioni terrestri;
- EMISSIONI AREE – trasferire su rotaia una parte degli spostamenti e dei trasporti che oggi avvengono per via aerea, che contribuiscono sia alla produzione di inquinanti nocivi per la nostra salute che a quella di climalteranti.
IMPATTO CLIMATICO
Gli inquinanti climatici di breve durata (SLCP, ovvero Short-Lived Climate Pollutants) fra cui black carbon, ozono, metano e idrofluorocarburi sono tra gli inquinanti più legati sia agli effetti sulla salute che al riscaldamento a breve termine del pianeta. Restano in atmosfera per meno tempo della CO2 ma hanno un impatto spesso molto più elevato sul clima. Per questo, ridurli al più presto può avere benefici per la salute e il clima quasi immediati per coloro che vivono nei luoghi in cui i livelli si riducono.
Questi inquinanti sono prodotti direttamente, o per il tramite di precursori, dai trasporti e dalla combustione dei combustibili solidi e fossili (black carbon, ozono), e dall’agricoltura ed in particolare dagli allevamenti intensivi (metano), dai sistemi di condizionamento degli edifici e delle auto (idrofluorocarburi).
Serve agire al più presto.
Riducendo la combustione di fossili si riduce l’anidride carbonica (CO2). Isolando gli edifici, per esempio, si può ridurre l’uso di energia dell’80% migliorando così la qualità dell’aria e l’impatto climalterante di questo settore. Riducendo al più presto le emissioni dai trasporti e quelle derivanti dall’utilizzo delle biomasse che invece sono in costante crescita. Un recente studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente evidenzia come le emissioni delle auto di nuova immatricolazione siano in costante crescita dal 2017 e come le emissioni di CO2 dai veicoli diesel (127.0 g CO2/km) siano ormai pressoché identiche a quelle dei veicoli a benzina (127.6 g CO2/km). Anche per le emissioni climalteranti derivanti dai trasporti marittimi l’Organizzazione Mondiale Marittima (IMO) stima che, se non si interviene, potrebbero aumentare tra il 50% e il 250% entro il 2050, in uno scenario normale, minando gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
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