Pubblicato oggi il nuovo Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente sulla qualità dell’aria in Europa con dati, riferiti al 2017, che evidenziano come ancora troppo poco venga fatto in Europa su questo fronte. I numeri che riguardano, in particolare, il nostro paese sono allarmanti.
L’Italia ha il record europeo per numero di stazioni di monitoraggio (14) che superano il limite dei 40 µg/m³ di PM10. Se si considerano poi le stazioni di monitoraggio del PM10 in aree rurali, più della metà di quelle che in Europa nel 2017 hanno superato i limiti di legge si trovano in Italia (16 su 27) oltre alla quasi totalità di quelle del PM2.5 (4 su 6). In pianura padana, e in generale nella gran parte delle aree urbane del nostro paese si evidenzia una diffusa violazione dei limiti di legge per il biossido di azoto (NO2) che espone la popolazione a gravi rischi per la salute. Inquinante, l’NO2, che nelle aree urbane è prevalentemente generato dal traffico, in particolar modo dai motori diesel.
A livello Europeo l’Italia è il Paese che ha le concentrazioni più elevate di ozono. Una situazione paradossale se si considera che il nostro paese è uno dei pochi a non aver inviato all’Agenzia Europea per l’Ambiente, nelle relazioni annuali, alcun dato inerente i VOC (Composti Organici Volatili) ovvero i principali precursori dell’ozono. Non dissimile la situazione che si verifica per gli idrocarburi policiclici aromatici, fra i quali il benzo(a)pirene, il cui limite è violato nel nostro paese ma rispetto ai quali l’Italia viola gli obblighi di reporting europeo.
L’Italia è anche uno dei due paesi europei a violare, in Sardegna, le concentrazioni massime stabilite per il cadmio, un inquinante che aumenta l’incidenza di tumori nell’uomo ed è fortemente tossico per la vita acquatica e gli animali in genere.
Si conferma inoltre che la gran parte dei cittadini europei esposti contemporaneamente a concentrazioni fuori legge di tre inquinanti atmosferici vive in Italia, e in particolare, in pianura padana. Sono infatti 2 milioni, su un totale di 2.5 milioni in tutta Europa, gli abitanti padani ad essere esposti contemporaneamente a concentrazioni fuori legge di particolato, biossido di azoto e ozono.
Italia da record anche per quanto riguarda l’impatto sanitario con 58.000 morti premature all’anno per l’esposizione alle concentrazioni di PM2.5, 14.600 per l’esposizione al biossido di azoto e 3000 morti premature causate dall’ozono.
In base al rapporto EEA l’Italia è anche la peggiore in Europa quanto ad indice di eutrofizzazione determinata dalla deposizione sul terreno, sulla vegetazione e sulle superfici acquee, degli ossidi di azoto e dell’ammoniaca.
Il rapporto specifica anche che il 20% delle emissioni di ossidi di azoto derivano in Europa dalla navigazione internazionale, ciò che evidenzia la necessità impellente di porre limiti alle emissioni di questo inquinante anche per l’industria navale, fino ad ora sfuggita ad ogni impegno.
“Il rapporto di oggi è, per l’Italia, un vero e proprio bollettino di guerra che evidenzia da parte delle istituzioni e degli organi di governo centrali, regionali e locali del nostro paese, un’inaccettabile sottovalutazione di questo problema e un’altrettanto vergognosa noncuranza per la salute dei cittadini. A fronte di simili dati, non certo nuovi, dovremmo vedere un livello di azione, investimenti, attenzione e determinazione che ancora non sono all’orizzonte” ha affermato Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria “Ed è grave che proprio il nostro paese, nonostante questa situazione, sia in ritardo di molti mesi nella predisposizione del Programma Nazionale di controllo dell’Inquinamento Atmosferico previsto dalla Direttiva NEC e che si assista a pianificazioni a livello regionale e locale che sono del tutto insufficienti.”
E’ di pochi giorni fa l’invio da parte di Cittadini per l’aria, EEB – European Environment Bureau e Legambiente, di una lettera al Ministero dell’Ambiente con richiesta al governo italiano di impegnarsi concretamente a depositare tale programma entro l’ 8.11.2019.
“La situazione che ci si presenta– aggiunge Anna Gerometta – non è un esempio edificante per i cittadini nella misura in cui le istituzioni che presiedono al rispetto delle leggi, si occupano in modo così sfilacciato e con così scarsa volontà politica di un tema che ci pone fuori legge in Europa da tempo immemorabile e rispetto al quale il nostro paese è soggetto a ben due procedure di infrazione europee.”
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