Servono maggiori regole per ridurre l’inquinamento atmosferico provocato dalle navi, lo chiedono studiosi ed esperti italiani e internazionali

È quanto emerso al convegno che si è svolto nei giorni scorsi a Livorno: dopo l’Area SECA (Sulphur Emission Control Area), in vigore nel Mediterraneo da maggio 2025, serve realizzare l’Area NECA (Nitrogen Emission Control Area)

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Documenti monitoraggio Aria, porto di Livorno

Mercoledì 23 ottobre 2024 – Nei giorni scorsi a Livorno, presso la Sala Ferretti della Fortezza Vecchia, si è svolto il convegno “Miglioramento della qualità dell’aria e riduzione dell’impatto climatico: opportunità per il trasporto marittimo e i porti del Mediterraneo”, a cui hanno partecipato esperti provenienti da tutta Europa che hanno sottolineato il peso ambientale del trasporto marittimo e hanno messo in luce le soluzioni e le prospettive che già esistono per ridurlo. L’impatto sanitario dei fumi navali sulla popolazione che vive in prossimità dei porti, infatti, secondo uno studio svolto a Civitavecchia, comporta un incremento del 51% del rischio di mortalità per patologie neurologiche e del 31% di quello per tumore al polmone. A livello europeo il settore marittimo pesa per circa il 4% della CO2 e – senza gli interventi migliorativi imposti dall’Unione Europea – si prevede che aumenterebbe del 130% al 2050.

Sul fronte della regolamentazione Ivan Sammut, direttore del Centro regionale del Mediterraneo per l’inquinamento marittimo (REMPEC – Regional Marine Pollution Emergency Response Centre for the Mediterranean Sea) ha sottolineato la determinazione degli organismi Europei e dei paesi del Mediterraneo di procedere verso l’attivazione dell’Area NECA (Nitrogen Emission Control Area), l’Area a Basse Emissioni di Azoto nel Mediterraneo, che – dopo l’entrata in vigore della SECA (Sulphur Emission Control Area) a maggio 2025 che ridurrà in modo significativo le emissioni di zolfo dalle navi – avrebbe l’effetto di affrontare finalmente anche le emissioni di ossidi di azoto dalle navi i cui limiti sono, oggi, 50 volte più elevati di quelli che vigono per i mezzi pesanti che circolano sulle nostre strade.

L’entrata in vigore dell’Area SECA, come sottolineato da Ludmila Osipova dell’ICCT (International Council on Clean Transportation) è un risultato importante che tuttavia aggrava il problema rappresentato dalla scelta degli armatori di ridurre le emissioni di zolfo per risparmiare sui carburanti usando sistemi di lavaggio dei fumi che riversano gli inquinanti raccolti in mare, causando un grave impatto sull’ecosistema marino.

“Il processo verso l’entrata in vigore dell’Area SECA richiede – afferma Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria – un deciso passo avanti anche in termini di implementazione delle norme esistenti. Le Capitanerie sono oggi soggette a disposizioni nazionali, di cui abbiamo chiesto al Ministero dell’Ambiente la revoca e che segnaleremo alla Commissione Europea in quanto violano la Direttiva 2016/802, che prevedono un avviso alle navi prima dei controlli, ciò che verosimilmente rende gli stessi del tutto vani, consentendo alla nave di mettersi in regola prima che i prelievi del carburante avvengano. Ora è il momento di procedere spediti verso una nuova responsabilità per armatori e amministratori: la salute della popolazione non può più dipendere da norme sbagliate e indulgenza nei confronti di chi inquina. Inoltre, – ricorda Anna Gerometta – lo scorso maggio il Tribunale Internazionale del diritto del mare (ITLOS) ha emesso una deliberazione all’unanimità che rappresenta una svolta per quanto riguarda gli impegni degli Stati quanto ad emissioni navali riconoscendo che esse rappresentano ‘inquinamento marino’ ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare e prescrivendo il conseguente obbligo degli Stati membri della Convenzione UNCLOS, fra i quali l’Italia, di adottare tutte le misure necessarie per prevenire, ridurre e controllare tale inquinamento, proteggendo e preservando altresì l’ambiente marino dagli impatti dei cambiamenti climatici e dell’acidificazione degli oceani”.

“Mentre fervono i lavori per trovare soluzioni tecniche ed applicare in concreto le normative internazionali, è importante – dice Luca Ribechini presidente di Livorno Porto Pulito – perseguire obiettivi realizzabili nel breve periodo. Per questo motivo nei mesi scorsi abbiamo lanciato una petizione che ha raccolto oltre mille firme. Ciò permetterà di portare in Consiglio Comunale tre richieste: la data di installazione in porto di centraline fisse Arpat per la misurazione degli inquinanti navali (la più vicina è attualmente a oltre 2 km dal porto); la data di effettuazione della campagna di analisi dei fumi “a camino” della nave; la certezza che tutte le navi che entreranno in porto nel 2026 avranno la predisposizione per l’allacciamento alle banchine elettrificate in corso di realizzazione e trovino energia sufficiente nonostante lo sviluppo di traffici altamente energivori, come quello delle crociere (a Livorno 400 arrivi nel 2024)”.

Durante il convegno sono stati presentati i risultati dei monitoraggi effettuati a Livorno dall’esperto tedesco Axel Friedrich insieme all’associazione Livorno Porto Pulito, nei giorni precedenti il convegno. I monitoraggi hanno evidenziato – nonostante la pioggia ed il tempo favorevole alla dispersione degli inquinanti – picchi di particolato ultrafine elevatissimi, con oltre 210.000 nanometri (nm) in prossimità di una nave in manovra in porto, oltre 40.000 nm davanti alla sede del Comune di Livorno ed infine, oltre 50.000 nm monitorando da un appartamento al quinto piano in prossimità del porto. L’associazione Livorno Porto Pulito sta anche conducendo, con uno strumento del tecnico Friedrich messo a disposizione da Cittadini per l’Aria, ad un monitoraggio del Black Carbon – anche detto ‘nero fumo’ –  un inquinante estremamente dannoso e cancerogeno per l’uomo, presso un terrazzo di una abitazione in proissimità del porto, da cui emerge una corrispondenza dei picchi dell’inquinante con gli arrivi e le manovre dei traghetti in porto (vedi dati e foto in allegato).

Al convegno hanno partecipato diverse realtà impegnate su fronti diversi, come una start up maltese che sta perfezionando un sistema di monitoraggio dei fumi delle navi utilizzando droni e boe in prossimità del porto, e un’impresa che propone vele a rotore che riducono il fabbisogno di energia, e quindi i consumi di carburanti, delle navi e dei traghetti.

Il convegno è stato organizzato da Cittadini per l’Aria con la coalizione di associazioni europee (NABU, Green Global Future, BirdLife Malta, ZERO, Ornithologiki, Ecologistas en Accion, WeAreHereVenice) che sostengono l’adozione dell’Area NECA nel Mediterraneo e con Livorno Porto Pulito, una realtà che da ormai due anni aggrega attivamente a sé i cittadini livornesi preoccupati per i fumi delle navi con manifestazioni e petizioni che invocano azioni per la riduzione dei fumi navali.

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2024-10-23T10:52:40+00:00 ottobre 23rd, 2024|Facciamo respirare il Mediterraneo, Inquinamento, News|